
Educazione o addestramento?

‘Il mio cane non fa mai quello che gli chiedo, vorrei che fosse educato.’
E’ una frase che sento spesso.
Ma un cane che esegue ciò che gli chiediamo è davvero un cane educato?
Un cane che cammina al piede, risponde al richiamo o rimane fermo davanti al cancello in nostra presenza, esegue un comando. Ma se lo lasciamo solo davanti al cancello aperto siamo sicuri che rimarra’ ancora fermo li?
Addestrare
Addestrare un cane è relativamente semplice. Si tratta sostanzialmente di associare a una parola o ad un gesto un comportamento ben definito. Ad esempio alla parola “piede” il cane cammina vicino a noi senza tirare al guinzaglio. A livello di prestazione sportiva, come nel caso dell’obedience, il cane “al piede” deve camminare sul fianco sinistro del conduttore, con il fianco aderente alla gamba, lo sguardo in un modo, la coda in un altro e cosi’ via.
Il cane addestrato “al piede” cammina in quel modo ogni volta che il conduttore da il segnale “concordato” e continua fino a che il conduttore non da un altro segnale che interrompa quel “comando”.
A seconda del grado di addestramento e del rapporto con il conduttore il cane eseguirà il comando più o meno bene, ma a quella parola seguirà quello specifico comportamento.
Ovviamente addestrare un cane non è roba da tutti. Ci vuole pazienza e bisogna conoscere alcune tecniche.
Si possono usare i premi o le punizioni (io preferisco i premi). Si puo’ premiare un comportamento proposto dal cane e poi associare un comando, o viceversa indurre il cane a compiere un’azione e poi premiarlo.
Ma quando uno ci prende la mano e capisce qual’e’ la tecnica che funziona meglio con il proprio cane puo’ addestrarlo abbastanza facilmente a fare parecchie cose.
Ed è anche un’attività divertente che aiuta a costruire un ottimo rapporto.

Educare
Tuttavia, addestrare un cane non vuol dire necessariamente educarlo. Anzi, in linea di massima non è detto che un cane addestrato sia un cane educato.
Allora cos’é questa benedetta educazione che tutti vanno cercando?
Partiamo dal presupposto che quello che tutti vogliamo è che il nostro cane sia ben integrato nel mondo in cui viviamo.
Vogliamo che non dia fastidio ai vicini. Vogliamo passeggiare con lui senza perdere un braccio. Vogliamo che non vada minacciando di morte ogni persona/cane/gatto/biciletta che gli capiti a tiro.
Vogliamo poter andare in vacanza con lui e lasciarlo libero nei boschi o in aperta campagna. Vogliamo poterlo lasciare solo in casa quando andiamo a lavoro senza che la distrugga.
In poche parole vogliamo essere felici con lui e che lui sia felice con noi.
Ma per tutto questo i comandi non servono! E non bastano!
Non servono e non bastano premi, non servono e non bastano punizioni.
Educare un cane è più difficile che addestrarlo. Per questo in giro ci sono tanti “addestratori” che si fanno chiamare educatori.
Educare è un processo lungo che deve tener conto del carattere dell’individuo. I cani troppo esuberanti devono imparare a contenersi per non essere un pericolo per gli altri. Quelli timidi devono imparare a gestire ansie e paure. E’ un percorso che mira a costruisce una “personalità” capace di adattarsi alle varie situazioni che incontrerà lungo tutta la sua vita.

Un esempio: non tirare al guinzaglio – l’addestramento
Facciamo l’esempio del tirare al guinzaglio. In tanti centri cinofili si fanno queste passeggiate con i cani al guinzaglio e i padroni che camminano in tondo.
In alcuni casi se il cane tira gli si da una strattonata, in altri se non tira gli si da il premio.
In entrambi si sta addestrando il cane a non tirare in quel tipo di situazione. A volte la cosa funziona ma più spesso funziona solo in quel contesto. E non è un contesto reale! Per strada è un altro paio di maniche!
Per carità camminare con un altro cane che fa da distrazione è utile ma bisogna aver fatto tutta una serie di considerazioni prima!
Il cane addestrato in questo modo, proprio perché è addestrato e non educato, probabilmente continuerà a tirare se messo in condizioni diverse da quelle in cui è stato addestrato. Oppure dovremo tenerlo sempre al piede e quindi sempre sotto controllo e questo in generale non ha molto senso.
Un esempio: non tirare al guinzaglio – l’educazione
Allora come lo educo questo benedetto cane?
Intanto devi armarti di santa pazienza! E poi osservare! Osservare e scrivere. Scrivere accelererà di molto il processo.
Dovrai per prima cosa capire perché il tuo cane fa quello che fa. Se tira perché è spaventato, o perché deve arrivare di corsa al parchetto.
Considera che il tuo cane sente odori e rumori che tu non senti quindi anche se ti sembra che non stia accadendo nulla intorno a voi, osserva il suo naso e le orecchie. Dovresti riuscire a capire almeno da dove vengono odori e rumori.
Una volta capito cosa lo spinge a tirare, devi provare a fargli capire che puo’ ottenere quello che vuole anche senza tirare.
Se ad esempio vuole arrivare a un pezzo di pane puoi aspettare un po’ fino a che non smette di tirare per premiarlo con un pezzo di pane piu’ grosso.
Ma se ha paura (SI! Anche i cani grossi hanno paura!!!) è inutile cercare di rallentarlo. Nel migliore dei casi lo porterà a non fidarsi piu’ di te.
Supponiamo per questo esempio che abbia paura del rumore delle saracinesche. Potresti cercare di vincere questa paura chiedendo la collaborazione di uno dei negozianti ed evitare nel frattempo di passare davanti alle altre. Puoi chiedere al negoziante in questione se puo’ abbassare la saracinesca lentamente la prossima volta che ti vede passare con il cane.
A quel punto, mentre passate, fai i complimenti al tuo cane per il suo coraggio. Non capirà niente di quello che gli dici ma gli farà piacere il tuo tono rassicurante e entusiasta.
Non serve premiarlo con il cibo perché in quel momento per lui il cibo non è importante! Ha bisogno di essere rassicurato. Inutile dire che strattonarlo peggiora solo la situazione.
Poi magari compra qualcosa al negozio cosi’ anche il negoziante sarà felice, ma non scegliere un negozio di divani 😀
“Silenzio, amore e rispetto sono le parole della prima lezione”
Così recita un proverbio Indiano. Educare significa ascoltare e comprendere le esigenze dell’altro. Al tempo stesso significa anche aiutare il cane a superare le proprie paure e “convinzioni” (passatemi il termine) per soddisfare una nostra richiesta assolutamente legittima e alla sua portata.

L’educazione è un lavoro che dura tutta una vita, basato prima di tutto sul rispetto, di se stessi e del nostro cane.
Per essere entrambi felici ognuno dovrà rinunciare a un pezzetto di se. Si potrà trovare un compromesso su cose meno importanti e su quelle fondamentali ciascuno dovrà andare incontro all’altro.
L’addestramento ovviamente resta un modo validissimo per conoscersi meglio.
Ci aiuta a capire i tempi di apprendimento e a stabilire quali sono le cose che ci piacciono.
Se l’addestramento è un dialogo a due, l’educazione è una chiacchierata condivisa con quelli che ci circondano. E per andare oltre il binomio deve necessariamente passare per un’evoluzione interiore, nostra e del nostro cane.
Educare è insegnare l’indipendenza.
Se non ci convinciamo di questo, se non siamo più che certi che il nostro cane è in grado di andare oltre l’addestramento, allora il suo comportamento sarà sempre legato a un comando, a una strattonata o a un bocconcino, in qualche modo sara’ sempre legato a noi.
Non ho mai voluto questo per i miei cani. Ho sempre lavorato perché fossero indipendenti da me. Ho fatto in modo che avessero tutti gli strumenti per affrontare, da soli o in compagnia dei miei parenti/amici le situazioni che possono capitare in una vita.
Ed è quello che cerco di insegnare anche a chi viene a chiedermi un consiglio.
I cani sono intelligenti e “naturalmente” educati, rispettosi e collaborativi.
Sta a noi fargli fare quel passo in più per integrarsi in questo mondo così complicato.
Vi lascio con queste due divertenti scene di addestramento. Una tratta da un episodio del tenente Colombo e una dal film “Io e Marley”. Anche per chi non conosce l’inglese dovrebbero essere piuttosto intuitive.
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